Recensione di Martino Ciano dal blog BORDER LIBER. In copertina: “Forbici” di Cristina Pasqua e Alessandro Pera, Lorusso editore, 2024
Episodi irrisolti del passato che si intrecciano con nuovi inquietanti delitti. Un commissario che ama la filosofia e che è diventato tutore della legge “per caso”. Il quartiere romano di Montesacro come teatro-mondo in cui “tutto ciò accade”.
Benvenuti in “Forbici”, noir scritto a quattro mani da Cristina Pasqua e Alessandro Pera. Sorretto da una trama solida e da uno stile che ricostruisce l’insieme mettendo uno vicino all’altro variegati frammenti narrativi, questo romanzo trova la sua forza nel concetto di tempo, di ispirazione kantiana, come elemento intimo della nostra sensibilità, quindi come imprescindibile “strumento” attraverso cui viviamo le esperienze e plasmiamo i nostri giudizi su di esse.
Tutto semplice? Non proprio. Il tempo è percezione interna e lo sanno bene i personaggi che si muovono in una sorta di eterno presente in cui si creano la macchinazione, l’occultamento e anche quei deliri di onnipotenza che spingono certi uomini a credere fin troppo nella loro intoccabilità.
Il commissario Marcello De Falchi, quindi, non indaga in maniera lineare, ma seguendo i “dettagli sensibili”, lungo una temporalità che non ha un unico senso. L’omicidio di Flavio Zani, commercialista sul baratro, sodale di un ente di beneficenza, riaccende nel presente scintille ardenti rimaste sotto le ceneri del passato. Non c’è quindi una novità, piuttosto la prosecuzione di una sorta di piano che coinvolge molte persone.
Pera e Pasqua mantengono insieme il tutto senza forzature, organizzando gli eventi in maniera più coerente che logica. “Forbici” contiene una storia che sembra guardare anche ai nostri tempi, in cui nessun mondo viene escluso, ma tutti si inseriscono, anche per inerzia, all’interno di un collage composto da elementi che pian piano diventano indistinguibili.
Il lettore sarà preso per mano lungo un percorso che si sviluppa in innumerevoli “taglia e cuci”, in cui ogni azione appare “scontornata” dalle altre. È un disegno affascinante quello che apparirà pagina dopo pagina, che appiana ogni sospettosa incongruenza. Ed è anche questo il bello della lettura: il punto finale riesce a chiarirci i dubbi, lasciandoci però il fascino dell’ipotesi.